Nelle ultime settimane siamo rimasti tutti con il fiato sospeso vedendo in televisione le immagini terrificanti di quanto avvenuto in Giappone. Un paese colpito in rapida sequenza da ben tre eventi micidiali: un terremoto alla massima magnitudo (con le sue centinaia di scosse di assestamento), uno tsunami ed infine la perdita di materiale radioattivo da una centrale nucleare danneggiata. Tre eventi catastrofici che hanno causato morti, distruzione e lasciano tuttora uno strascico di paura, a livello mondiale, legato alle possibili conseguenze della radioattività. In giornali di tutto il mondo hanno parlato più volte di una “APOCALISSE”.
Quando si parla di apocalisse, molti pensano a dei film visti su catastrofi varie, oppure sulla fine del mondo. Tuttavia il termine “apocalisse” fa riferimento ad un libro della Bibbia, l’ultimo, scritto da Giovanni evangelista e che contiene rivelazioni (il termine “apocalisse” in greco significa proprio “rivelazione”) riguardanti gli avvenimenti finali e la seconda venuta di Gesù Cristo. Il libro descrive degli scenari che soltanto gli uomini di duecento anni fa non sarebbero mai stati in grado di comprendere. Oggi è molto più facile capire queste descrizioni, perché purtroppo fanno parte della nostra quotidianità. Per questo motivo vorremmo invitare tutti gli uomini con un sincero desiderio di capire ad aprire la Parola di Dio e a leggere questo libro profetico, cercando di comprenderlo anche alla luce del tempo in cui viviamo. Riportiamo qui alcuni testi tratti dall’Apocalisse:
“Una grande montagna ardente fu gettata nel mare. Un terzo del mare diventò sangue, un terzo delle creature viventi che erano nel mare morì… un terzo delle acque diventò assenzio[1]. Molti uomini morirono a causa di quelle acque, perché erano diventate amare... fu colpito un terzo del sole, della luna e delle stelle: un terzo della loro luce si spense e il chiarore del giorno, come quello della notte, diminuì di un terzo... e un terremoto così forte che da quando gli uomini sono sulla terra non se ne è avuto uno altrettanto disastroso… ogni isola scomparve e i monti non furono più trovati... e cadde dal cielo una grandine enorme...” (Apocalisse 8:8-9, 11-12; 16:18, 20-21)
Oggi sappiamo molto bene come possono realizzarsi questi eventi che rendono imbevibili le acque, che oscurano il sole, che spianano i monti, che causano fenomeni naturali un tempo inspiegabili. Leggendo questo libro con queste profezie inquietanti, dobbiamo prendere atto che la storia dell’uomo sta per finire. Non si tratta di stabilire, come molti fanno, la data precisa della fine del mondo, (quella la conosce solo il Signore), ma di prendere atto che gli eventi catastrofici a cui assistiamo sono il preludio a questi eventi. La Bibbia ci insegna che Gesù tornerà, ma questa volta non sarà per morire sulla croce, ma per stabilire la sua giustizia, per giudicare gli uomini e le nazioni. È importante che ognuno di noi sia pronto a questo incontro.
Gesù, proprio nel libro dell’Apocalisse, lancia un suo appello ad una chiesa tiepida, solo nominale, che vive un cristianesimo superficiale e che ha bisogno di trovare la comunione con lui:
“Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me” (Apocalisse 3:20)
Per tutti, ma proprio tutti, coloro che accetteranno nella propria vita il dono della sua salvezza, l’arrivo dell’Apocalisse, cioè della manifestazione della rivelazione di Gesù, sarà un momento che coinciderà con la fine delle proprie sofferenze. Ecco le meravigliose promesse di Dio a proposito:
“Non avranno più fame e non avranno più sete, non li coprirà più il sole né alcuna arsura; perché l’Agnello che è in mezzo al trono li pascerà e li guiderà alle sorgenti delle acque della vita; e Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi… Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate”. (Apocalisse 7:16; 21:3-4)
[1] Ricordiamo, come curiosità, che il nome Cernobyl, sede della più grande catastrofe nucleare del nostro tempo e simbolo di ogni rischio collegato alla fuga di radioattività, in ucraino significa “assenzio”.