Giovanni 3:3

Gesù gli rispose:"In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio".

 

1 Pietro 1:3

Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella Sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti.

 

2 Corinzi 5:17

Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove.

 

Simboli e monumenti

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simboli e monumentiIn un mondo sommerso dalla crisi economica, nell’isola felice bolzanina sembrano essere altri i problemi principali, almeno stando ai titoli dei giornali locali. Infatti, svettano su tutti gli articoli riguardanti i problemi della toponomastica (di cui abbiamo già accennato in questa rubrica), della partecipazione o meno alle celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia, e ora (ma è una storia vecchia!) dei monumenti fascisti da abbattere, da coprire o da ‘storicizzare’. Queste cose hanno avuto anche un’eco nazionale, al punto da far arrivare a Bolzano un gruppo di ragazzotti nostalgici, che probabilmente poco sanno di storia locale, a difesa di questo o quel simbolo fascista. Non entreremo nel merito ma, come nostra consuetudine, partiamo da alcuni fatti di attualità, anche locale, per meditare su ‘altri’ valori.

L’uomo, da sempre, ha voluto erigere monumenti, altari, statue o quant’altro per celebrare il proprio io. Difficile, se non impossibile, che qualcuno celebri su pietra una sconfitta personale, quindi i monumenti sono un’esaltazione della propria forza, del proprio potere. Sembra che ci sia un irrefrenabile bisogno di promulgare ai posteri un simbolo di vittoria, di potenza, che si possa vedere e toccare con mano.

L’esaltazione massima l’abbiamo però nell’ostentazione del proprio dio. Cristiani, musulmani, induisti, buddisti, ecc. fanno a gara a chi fa la chiesa, la moschea o il tempio più grande, quasi che la supremazia della propria divinità si misurasse dalla grandezza delle costruzioni ad essa dedicata. Chiaro quindi il conseguente desiderio, spesso attuato nella storia dell’umanità, di voler anche distruggere il monumento simbolo della religione altrui, visto come una minaccia alla propria fede.

Cose simili succedevano anche al tempo dell’Antico Testamento. Dio non aveva mai voluto che si costruissero statue, monumenti o edifici celebrativi, né per sé né per l’uomo: Non vi farete e non metterete in piedi né idoli, né sculture, né monumenti. Nel vostro paese non rizzerete pietre scolpite per prostrarvi davanti a loro, poiché io sono il SIGNORE vostro Dio (Levitico 26:1). Ecco perché spesso ordinò la distruzione di tali edifici, proprio per evitare che questi divenissero mezzo di deviazione per l’uomo.

Talvolta venivano eretti solo piccoli altari (che servivano all’uomo per non dimenticare la benedizione o l’aiuto ricevuto in un certo luogo) e Dio ordinò di costruire una tenda di convegno con gli arredi necessari per l’esercizio del culto, smontabile e facilmente trasportabile. Niente di stabile, niente di particolarmente prezioso o glorioso.
Ma coloro che credevano in lui sentirono il desiderio di costruirGli qualcosa di più stabile, di grande, di splendente. E costruirono un tempio. Dio accettò che venisse fatto, ma diede chiare istruzioni riguardo al modo in cui si doveva vivere in quel tempio, e avvertì il popolo d’Israele su quello che sarebbe successo se avessero abbandonato, non l’edificio, ma il Dio per cui l’edificio era stato costruito: “…se vi allontanate da me e abbandonate le mie leggi e i miei comandamenti, che vi ho posti davanti… respingerò dalla mia presenza la casa che ho consacrata al mio nome, e la farò diventare la favola e lo zimbello di tutti i popoli. Chiunque passerà vicino a questa casa, già così eccelsa, si stupirà e dirà: “Perché il SIGNORE ha trattato in tal modo questo paese e questa casa?” Si risponderà: “Perché hanno abbandonato il SIGNORE, Dio dei loro padri” (2 Cronache 7:19-22).

Altri due templi seguirono a quello, ma anche la loro sorte fu segnata. Al tempo di Gesù, alcuni suoi discepoli, passando nei pressi del tempio di Gerusalemme (fatto erigere dall’opportunista Erode, sui resti di quelli di Salomone e Zorobabele) volevano fargli notare la magnificenza di una tale costruzione: Mentre egli usciva dal tempio, uno dei suoi discepoli gli disse: «Maestro, guarda che pietre e che edifici!» (Marco 13:1) Ma la risposta di Gesù fu disarmante: Gesù gli disse: «Vedi questi grandi edifici? Non sarà lasciata pietra su pietra che non sia diroccata». (Marco 13:2).

Gesù spiegherà altrettanto bene che da lì a poco la vera adorazione a Dio non sarebbe più stata legata ad un luogo ‘santo’ o a un particolare edificio: “…l’ora viene che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito, e quelli che lo adorano bisogna che lo adorino in spirito e verità.” (Giovanni 4:21, 23-24).

La chiesa non è costituita da un edificio in muratura, ma dall’insieme dei credenti che la compongono, che sono le “pietre viventi” (1 Pietro 2:4-5; Efesini 2:20-22) di quell’edificio spirituale. Sono loro che, credendo, diventano “tempio dello Spirito Santo” (1 Corinzi 6:19), non l’edificio materiale, perché “L’Altissimo non abita in edifici fatti da mano d’uomo” (Atti 7:48).

Per i monumenti, fascisti o comunisti o altro che siano, i cippi commemorativi, ma anche per chiese e templi, ricordiamoci quello che sta dietro quell’aspetto esteriore. Lasciamo stare i simboli, concentriamoci sulla sostanza, sulla realtà. Sono le persone e le loro idee, non i monumenti, quelli che dobbiamo valutare, capire e, semmai, proteggere o condannare.

E nel caso della chiesa, pensiamo a colui che l’ha edificata spiritualmente (Matteo 16:18), con il suo sacrificio, invece di concentrare i nostri sforzi e interessi sulla costruzione materiale!

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