Giovanni 3:3

Gesù gli rispose:"In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio".

 

1 Pietro 1:3

Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella Sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti.

 

2 Corinzi 5:17

Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove.

 

Quel bambino sono io!

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"normalità" o "diversità"?Sono pochissimi gli italiani che hanno fissato il proprio nome nella “Walk of Fame” di Hollywood, la via dove sono segnate le ‘stelle’ dello spettacolo. Andrea Bocelli è uno di questi. Ma il grande cantante avrebbe potuto non esserci, semplicemente perché avrebbe potuto non essere mai nato. Però sua madre decise, nonostante il consiglio dei medici di abortire, di far nascere quel figlio che probabilmente sarebbe venuto al mondo “con qualche forma di disabilità”. Scelta coraggiosa, scelta di vita, che Bocelli ha voluto raccontare, spiegando che quel bambino era proprio lui. Ma quanti Bocelli in meno abbiamo oggi nel mondo? Quante persone non sono nate solo perché (forse) avrebbero avuto “qualche forma di disabilità”?

La tendenza è quella ad avere dei figli sempre più a propria misura, sani, belli, intelligenti. Per raggiungere questi scopi si fanno esami di ogni tipo, al fine di escludere anche la più remota possibilità che nostro figlio nasca “diverso”. Alcuni arrivano a proporre pratiche di eugenetica, al fine di selezionare le caratteristiche fisiche e intellettive dei propri figli. Pratiche di hitleriana memoria...
Naturalmente nessuno vuole sottovalutare il dramma che colpisce molte famiglie quando arriva la notizia che il proprio figlio è affetto da qualche problema, che non è “normale”. Ma è sufficiente questo per stabilire a priori di non far nascere quel bambino? E poi, cosa è “normale” e cosa non lo è?
Tempo fa siamo stati ad una festa organizzata da un’associazione che si occupa di assistenza a portatori di handicap. Abbiamo visto ragazzi, uomini e donne con la sindrome di down, persone costrette sulle sedie a rotelle, autistici... Li abbiamo visti cantare, ballare, abbracciarsi, ridere di gusto. Abbiamo visto delle persone non solo allegre, ma portatori sani di un’allegria contagiosa. Non tutti erano Bocelli naturalmente, come il 99,99% di noi “normali” non lo è e non lo sarà mai. Ma erano vivi, vivi veramente. Molti di loro lavorano e hanno un ruolo importante nella società.
Tante altre volte invece abbiamo visto molti genitori di ragazzi “normali”, belli e sani, disperarsi perché i loro figli stavano distruggendo la loro vita, per stare al passo con gli eccessi commessi dai loro compagni, “normali”, belli e sani...

Un giorno Gesù fu invitato a casa di uno dei principali religiosi farisei di Gerusalemme. C’erano tanti invitati, persone importanti e tutti si affrettavano a cercare i primi posti, quelli più in vista, quelli vicini a “quelli che contano”. Gesù parlò quindi dell’umiltà e del fatto che molti di quelli che oggi sono umiliati e abbassati, un giorno saranno innalzati. Continuò poi il suo discorso e “Diceva pure a colui che lo aveva invitato: «Quando fai un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i vicini ricchi, perché essi potrebbero a loro volta invitare te, e così ti sarebbe reso il contraccambio; ma quando fai un convito, chiama poveri, storpi, zoppi, ciechi, e sarai beato, perché non hanno modo di contraccambiare; infatti il contraccambio ti sarà reso alla risurrezione dei giusti». (Vangelo di Luca 14:12-14).

Non solo le persone con handicap sono state oggetto dell’intervento amoroso di Gesù, ma anche coloro che, in suo nome, si occupano amorevolmente di loro avranno una piena ricompensa.
E a tutti coloro che amano circondarsi solo di persone “normali”, meglio se piacevoli e ricche, Gesù invita a guardare all’altro, al “diverso”, cioè a colui che per condizione sociale, fisica o psichica, si trova in una posizione svantaggiata. In un mondo dove si esaltano altri tipi di “diversità” e si cerca di eliminare (non facendoli nascere, emarginandoli o semplicemente standone lontani) quelli che non rientrano nei nostri canoni di “normalità”, ecco che Gesù ci invita a fare passi concreti di incontro, di aiuto, di vera solidarietà.
Tutti coloro che credono in Lui, sanno quanto la vita sia preziosa agli occhi di Dio. Sanno anche che un giorno incontreranno colui al quale hanno permesso di vivere, anche se “diverso” dai canoni di questo mondo, con il quale hanno condiviso l’amore di Gesù. Sanno che un giorno si incontreranno di nuovo, nel luogo dove non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate (Apocalisse 21:4) e che quella persona correrà loro incontro dicendo: “Quel bambino... sono io!”.

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