L’Aquila e provincia, lunedì 6 aprile 2009, ore 3.32. In un momento tutto barcolla, trema, crolla. E si porta via vite, affetti, case, attività, insieme alle certezze, alle sicurezze. Anche se nei giorni a seguire, la maggior parte di coloro che sono stati colpiti dal terremoto riconosceranno che è l’incuria dell’uomo ad aver provocato il danno maggiore, si insinua sempre una domanda, un dubbio, un dilemma: quando la terra trema e tutto ti crolla addosso all’improvviso, prendendoti ciò che hai di più caro... Dio dov’è?
Un nostro amico di L’Aquila ci ha scritto: «A chi ti chiede “cosa vuoi per regalo?”, normalmente potresti rispondere “mi serve un cellulare nuovo, o un orologio, un libro o un MP3, un iPod”. Dopo il terremoto a L’Aquila mi sono trovato a chiedere ad un amico: “mi regali un paio di mutande e un paio di calzini?”. La vita può cambiare molto velocemente, bastano 30/40 secondi, tanto è durata la scossa che ha sconvolto la nostra amata città e i suoi dintorni. Basta così poco per avere il cuore lacerato per sempre».
Il nostro amico però è un credente, cioè una persona che crede che Dio abbia ogni cosa sotto il suo controllo. E prosegue così il suo racconto: «Dio, alle volte, ci mette in certe circostanze dove siamo costretti a ritornare ai valori essenziali della vita. La gioia di avere vicino i propri cari, la gioia di avere una maglia calda, la gioia di avere persone vicino che ti aiutano, che cercano di incoraggiarti, stringendoti la mano, nel darti una pacca sulle spalle... ».
Sì, un fatto terribile come un terremoto serve a riflettere. Serve per sapere su cosa si basano le nostre sicurezze, in chi o che cosa abbiamo posto la nostra fiducia, nelle mani di chi o che cosa abbiamo messo la nostra vita. Serve per capire dove stiamo andando, cosa stiamo facendo.
Si, anche un terremoto può servire. Serve affinché l’uomo mediti sull’incertezza della vita e impari a guardare a Colui che può dare un senso e una risposta a tutto questo.
Il giornalista Gian Antonio Stella conclude un suo articolo, apparso sul Corriere della Sera subito dopo il terremoto che ha sconvolto l’Abruzzo, in questo modo: «Mentre cala la notte, nei paesi sotto il Gran Sasso la terra, ogni tanto, dà un nuovo scossone. Piccolo. Leggero. Sinistro. Così, tanto per ricordare chi comanda».
Colui “che comanda” secondo la Bibbia è Dio. Un Dio che ha creato un mondo perfetto, un giardino, in mezzo al quale ha posto l’uomo “perché lo lavorasse e lo custodisse” (Libro della Genesi, cap. 2, versetto 15). Ma l’uomo, lasciato libero di scegliere (perché solo dove c’e libertà c’è vero amore), si è ribellato a Dio, e quell’equilibrio perfetto si è rotto. “Sappiamo infatti che fino ad ora tutta la creazione geme ed è in travaglio”, è scritto nella Lettera ai Romani (8:22). Come una donna si contorce al momento del parto, così fa la terra, in un travaglio continuo, fatto di sobbalzi e sussulti.
Il terremoto sull’Abruzzo non è una punizione diretta di Dio per quelle persone, ma un suo avvertimento, per tutti noi. «La sofferenza è il megafono di Dio per un mondo sordo», diceva C. S. Lewis.
Dio ha un piano per noi, per tutti noi. Anche per me e per te. Un piano che ha messo in atto nella persona di Gesù, pagando di persona un prezzo troppo alto per noi.
Il racconto del nostro amico abruzzese continua: «L’unico mio pensiero era ed è un versetto del Salmo 34 “Il Signore è vicino a quelli che hanno il cuore rotto”. Questo mi consola tantissimo: sentire che il Signore è vicino a me e a tutti. Mi consola sapere che Gesù ha sperimentato più di me queste situazioni e queste sensazioni. Lui era un uomo che ha sperimentato il dolore, era familiare con la sofferenza. Solo lui può consolare i cuori rotti, solo Lui è L’Iddio di ogni consolazione. Gesù, quando stava fisicamente sulla terra, ebbe compassione per le folle che soffrivano, per la vedova che aveva perso un figlio... Abbiamo un Dio vicino, che ci consola, che si immedesima, che ha sofferto per noi, Lui non è lontano da ciascuno di noi».
E quelle persone morte? Se tra loro c’erano delle persone, come il nostro amico di L’Aquila, che credevano in Dio, perché Dio ha colpito anche loro? E quei bambini, deceduti sotto le macerie?
Dio è un Dio giusto, che ci invita a riflettere anche su questo: “Il giusto muore, e nessuno vi bada; gli uomini buoni sono tolti di mezzo, e nessuno considera che il giusto è tolto di mezzo per sottrarlo ai mali che sopraggiungono” (dalla Bibbia, Libro di Isaia, 57:1).
Il perché della sofferenza è probabilmente IL dilemma più grande dell’uomo. Non abbiamo pretese di risolverlo in poche righe. Ma sappiamo che Dio ha LA soluzione, che ha LA risposta. Non noi, Lui.
Per tutti coloro che vogliono porre la propria fede, la propria fiducia in Dio, egli ha una promessa finale e definitiva, che ha direttamente a che fare con la sofferenza di ogni genere:
Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate (Libro dell’Apocalisse, 21:4)