Diritto alla croce?
"Il crocifisso non si tocca, nemmeno se il Governo Italiano o l’Unione Europea decideranno diversamente”. Così Luis Durnwalder ha annunciato la delibera che la giunta provinciale ha approvato all’ unanimità (Alto Adige 10 novembre 2009). In Alto Adige, come in Italia infatti ha destato grande preoccupazione la recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo in cui si vieta l’esposizione del crocifisso nelle aule. Dice ancora Durnwalder “La croce è un simbolo cristiano che fa parte della nostra tradizione”. Esiste quindi un diritto alla croce?
Il crocifisso è considerato da sempre un simbolo della nostra cultura occidentale, soprattutto perché racchiude i valori basilari della nostra società, che sono valori che vengono dal cristianesimo come la solidarietà, il rispetto dei diritti dell’uomo, il valore della donna, l’amore verso il prossimo, verso gli indifeso o addirittura verso il nostro nemico, ed altri ancora. Questi valori caratterizzano la cultura occidentale rispetto alle altre culture. Queste giuste considerazioni hanno portato molti a pretendere che le radici cristiane vengano citate anche nella Costituzione dell’ Unione Europea.
Tuttavia bisogna denunciare una grande contraddizione. La nostra società occidentale ed in particolare quella italiana ha veramente poco di cristiano. La pornografia è dilagante (basta accendere la televisione a qualunque ora del giorno, o aprire un qualunque giornale) e la moralità della gente è mediamente molto bassa. Si bestemmia con facilità; l’adulterio è uno stile di vita dominante; si tradisce alla prima occasione; la menzogna è la regola e la corruzione è dilagante, e potrei continuare. Insomma questa “così detta” società cristiana ha veramente dimenticato Cristo ed i suoi insegnamenti. Tuttavia ci si ricorda della croce di Cristo solo in occasione di un conflitto tra culture (poco cristiano), strumentalizzando a questo scopo i contenuti della fede. Di fronte a certi argomenti (vedi rapporti con i mussulmani) ci si accorge tutti improvvisamente di essere cristiani a prescindere da chi siamo veramente e quali sono i veri principi della nostra vita. I politici stessi che tanto si infervorano a difendere il simbolo cristiano del crocifisso, sono tuttaltro che esempi di cristianità.
La croce di Cristo non è soltanto un simbolo, essa è molto di più, e il cristianesimo non consiste solo nel possedere un crocifisso appeso ad una parete e nemmeno nel difendere la sua presenza nei luoghi pubblici. Esso rappresenta una scelta di vita chiara e senza compromessi. Nel Vangelo di Matteo (16,24) Gesù dice ai suoi discepoli:
“Se uno vuole venire dietro a me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e
mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto
la sua vita per amore mio, la troverà”
“Prendere la propria croce” non significa certo prendere un crocifisso ed appenderlo ad un muro, ma piuttosto è collegato al “volere andare dietro a Gesù”. Seguire Gesù però significa stravolgere il nostro modo di vivere in modo che tutte le nostre scelte ed i nostro comportamenti rispecchino il nostro rapporto con Lui. Conoscerlo, amarlo, ubbidirgli, a costo di perdere la nostra vita o comunque di rinunziare a qualcosa. L’apostolo Paolo scrive ai fratelli Galati (2:20):
“Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!
La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha
amato e ha dato se stesso per me.”
La croce di Cristo per un cristiano non è solo un simbolo, ma lo confronta con un fatto concreto, veramente avvenuto, che gli ha stravolto la vita. Essa è una presenza costante, nella sua vita, che lo interroga in ogni situazione, che lo guida in ogni difficoltà, che lo orienta in ogni decisione ed in ogni scelta, che gli da speranza e certezze in questo mondo che offre solo fumo.
Un cristiano porta la croce dentro di se, e questa croce nessuno gliela può togliere, anzi tutti la possono e devono vedere e riconoscere, perché un cristiano deve essere riconoscibile, come testimonianza vivente, e dovunque va, porta alta la croce di Gesù, perché ogni sua azione e ogni sua parola porta pace, amore, speranza, gioia al mondo tetro che gli sta attorno.
Se abbiamo la croce dentro il nostro cuore e la nostra mente, non è più importante se attorno a noi il crocifisso viene vietato e nemmeno se viene imposto. Per un cristiano la croce di Cristo è presente sempre e dovunque. Non una tradizione cristiana quindi, ne un simbolo da difendere o da esporre, ma la presenza di Dio che si è incarnato e che morendo sul quel legno e poi risorgendo ha vinto la morte ed ha aperto a chiunque lo vuole veramente seguire, le porte del cielo, donandogli la vita eterna.
“Gesù Crocifisso” può veramente cambiare la tua vita, ma un crocifisso appeso al muro prende tanta polvere e può solo mettere in pace la tua coscienza.
Non fermiamoci quindi ai simboli, andiamo alla realtà. Cerchiamo di salvare il diritto alla croce o preferiamo andare diritti alla croce per essere salvati?
“Ma quanto a me, non sia mai che io mi vanti di altro
che della croce del nostro Signore Gesù Cristo,
mediante la quale il mondo, per me, è stato crocifisso
e io sono stato crocifisso per il mondo”. (Lettera ai Galati 6:14)