Giovanni 3:3

Gesù gli rispose:"In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio".

 

1 Pietro 1:3

Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella Sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti.

 

2 Corinzi 5:17

Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove.

 

(Af)fondati sul lavoro

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Etica e dignità del lavoroTutti noi conosciamo l’art. 1 della Costituzione Italiana: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Purtroppo, sempre più spesso, si parla di Repubblica affondata sul lavoro. E c’è poco da ridere. Nel 2011 sono state circa 20.000 le aziende che hanno chiuso per la crisi, 50.000 i posti di lavoro persi, 300.000 dal 2009. Saranno 700.000 i nuovi disoccupati dell’industria per il periodo 2008-2013. Circa un giovane su quattro tra i 25 e i 35 anni non studia e non lavora e una buona parte di loro il lavoro non lo cerca nemmeno più. Sono ormai due al giorno quelli che si tolgono la vita, impiegati o imprenditori, a causa della crisi del lavoro. E tra quelli che un lavoro ancora ce l’hanno, ogni giorno tre di loro non tornano più a casa alla sera, uccisi da quello che doveva dare loro i mezzi per vivere.

Dio, nel fare l’uomo, concepì per lui una precisa attività: “Dio il SIGNORE prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse.” (Genesi 2:15). La ribellione dell’uomo contro Dio ha fatto sì che il lavoro diventasse qualcosa di faticoso (Genesi 3:17-19), ma rimane sempre un elemento caratteristico e fondamentale per ogni persona, al punto che “se qualcuno non vuole lavorare, neppure deve mangiare” (2 Tessalonicesi 3:10).

Il nostro lavoro deve essere remunerato, per fornirci quello di cui abbiamo bisogno per vivere perché, come dice la Scrittura, “l’operaio è degno del suo salario” (Luca 10:7; 1 Timoteo 5:18) e “Il lavoratore che fatica deve essere il primo ad avere la sua parte dei frutti” (2 Timoteo 2:6).

Il lavoro poi, per essere considerato tale, deve essere onesto e dovrebbe servire non solo al benessere personale, ma anche a quello altrui: “Chi rubava non rubi più, ma si affatichi piuttosto a lavorare onestamente con le proprie mani, affinché abbia qualcosa da dare a colui che è nel bisogno.” (Efesini 4:28).

L’essere umano non è quindi stato creato e non è fatto per rimanere nell’inattività. Il lavoro deve essere garantito, così come il conseguente guadagno, oltre che per potere far fronte ai propri bisogni e a quelli degli altri, anche per una questione di dignità, di rispetto della persona.

Dignità, rispetto, equità devono far parte integrante dell’attività lavorativa. Ed ecco perché la Bibbia ha molti chiari ammonimenti contro chi opprime chi lavora e non paga loro il dovuto:

Non opprimerai il tuo prossimo, e non gli rapirai ciò che è suo; il salario dell’operaio al tuo servizio non ti resti in mano la notte fino al mattino.” (Levitico 19:13).

“Guai a colui che costruisce la sua casa senza giustizia e le sue camere senza equità, che fa lavorare il prossimo per nulla e non gli paga il suo salario (Geremia 22:13).

“Io mi accosterò a voi per giudicare e sarò un testimone pronto … contro quelli che derubano l’operaio del suo salario… (Malachia 3:5).

Un altro brano invita i datori di lavoro a fare cose per le quali gli operai hanno lottato e lottano da sempre:

Non defrauderai l’operaio povero e bisognoso, sia egli uno dei tuoi fratelli o uno degli stranieri che stanno nel tuo paese, nelle tue città. Gli darai il suo salario ogni giorno, prima che tramonti il sole, poiché egli è povero e l’aspetta con impazienza; così egli non griderà contro di te al SIGNORE e tu non commetterai un peccato.” (Deuteronomio 24:14-15).

Notiamo quanti elementi importantissimi si possono evidenziare da questi pochi versi. Qui si parla di:

- attenzione particolare per l’operaio che vive in situazioni disagiate

- nessuna differenza tra lavoratori nazionali e stranieri

- diritto al salario adeguato e garantito

- pace sociale

Dio non fa il sindacalista, ma se venissero applicate queste indicazioni non si arriverebbe agli scontri sociali, non sarebbero necessari scioperi ad oltranza ed eviteremmo molte delle tragiche conseguenze per motivi di lavoro, come i suicidi.

Dio vede come un chiaro peccato l’azione di chi tratta ingiustamente il lavoratore, in particolare quello povero e in difficoltà. Chi avesse un minimo di timore di Dio, dovrebbe riflettere bene su queste cose.

Ogni stato che volesse agire nel timore di Dio dovrebbe garantire il lavoro a tutti, cancellando privilegi e ingiustizie. Ma ci vorrebbero persone consapevoli del ruolo che hanno e che “sopra un uomo in alto veglia uno che sta più in alto, e sopra di loro sta un Altissimo.” (Ecclesiaste 5:8).

Crediamo che quello che manchi all’uomo, anche in relazione al mondo del lavoro, sia un tempo di riflessione, una pausa. Perché Dio, che ha previsto il lavoro, ha previsto anche la pausa dal lavoro, proprio per riflettere su Lui e sulla nostra relazione con il nostro Creatore:

“Lavora sei giorni e fa’ tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al SIGNORE Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città…

Per sei anni seminerai la tua terra e ne raccoglierai i frutti; ma il settimo anno la lascerai riposare, incolta; i poveri del tuo popolo ne godranno, e le bestie della campagna mangeranno quel che rimarrà. Lo stesso farai della tua vigna e dei tuoi ulivi. Per sei giorni farai il tuo lavoro; ma il settimo giorno ti riposerai, perché il tuo bue e il tuo asino possano riposarsi e il figlio della tua serva e lo straniero possano riprendere fiato.” (Esodo 20:9-10; 23:10-12).

Il lavoro è fatica, ma nel piano di Dio questo non deve diventare un campo di sfruttamento per nessuno: uomini, animali o terra che sia. Il Signore quindi non rimarrà impassibile davanti a coloro che si sono arricchiti sulle spalle di altri, sfruttando il lavoro e le risorse altrui:

“A voi ora, o ricchi! Piangete e urlate per le calamità che stanno per venirvi addosso! Le vostre ricchezze sono marcite e le vostre vesti sono tarlate. Il vostro oro e il vostro argento sono arrugginiti, e la loro ruggine sarà una testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori negli ultimi giorni. Ecco, il salario da voi frodato ai lavoratori che hanno mietuto i vostri campi grida; e le grida di quelli che hanno mietuto sono giunte agli orecchi del Signore degli eserciti. Sulla terra siete vissuti sfarzosamente e nelle baldorie sfrenate…” (Giacomo 5:1-4).

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